Perché il bonus mamme non è ancora arrivato?

Una circolare mancante fa bloccare la nuova misura del Governo a favore delle famiglie

31 Gennaio 2024

Il mese di gennaio doveva essere meno gravoso per le mamme lavoratrici – almeno per il 6% di loro – ma così non è stato. Entrato in vigore il 1° gennaio scorso, il bonus mamme non ha ancora trovato applicazione nelle buste paga delle mamme lavoratrici, dipendenti a tempo indeterminato.

La misura del governo è rimasta incastrata nelle strette maglie della burocrazia. Stavolta però non dipende dall’Esecutivo, ma dall’Inps. Manca infatti la Circolare dell’Istituto previdenziale con le istruzioni a cui le aziende dovranno attenersi per il riconoscimento dello sgravio. La stessa circolare, fra l’altro, per divenire effettiva dovrà essere approvata dal Ministero e poi inviata ai datori di lavoro.

Ma in cosa consiste l’esonero e chi coinvolge? Scopriamolo meglio insieme.

Sei una mamma lavoratrice? Potrebbe non bastare…

Incrementare l’occupazione femminile e dare una scossa alla natalità: questi gli obiettivi della legge 213 del dicembre scorso, meglio nota come Bonus mamme. La misura coinvolge una frangia ben precisa della popolazione femminile, ovvero donne con contratto a tempo indeterminato, con almeno due figli, di cui almeno uno di età inferiore ai 10 anni.

Le stime parlano di uno sgravio applicabile solo al 6% della popolazione femminile, considerando che ne sono escluse le lavoratrici autonome, le dipendenti con forme di lavoro precario, le collaboratrici domestiche, le lavoratrici con un solo figlio, persino se affetto da disabilità.

Bonus mamme 2024, quanto dura

La durata dello sgravio inoltre varia a seconda della quantità di figli. Infatti la misura copre tutto il 2024 per le lavoratrici madri di due figli (purché uno dei due figli abbia meno di dieci anni), mentre va dal 2024 al 2026 per le mamme con tre o più figli, fino a quando il figlio più piccolo raggiunge i 18 anni.

Bonus mamme: aumento di reddito o riduzione nelle tasse?

Il bonus mamme è una decontribuzione. Ciò significa che le madri assunte a tempo indeterminato – sia nel pubblico che nel privato, anche part-time – vedranno in busta paga uno sconto sui contributi previdenziali (nel limite massimo annuo di 3.000 euro, riparametrato su base mensile), pari al 9,19% della retribuzione imponibile.

Lo sconto contributivo tuttavia non comporta un aumento di reddito di pari ammontare. Infatti la diminuzione della trattenuta comporta un aumento dell’imponibile fiscale, quindi più tasse (in particolare, Irpef da pagare), con una conseguente diminuzione del beneficio complessivo.

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