Ragazzi, attenti al sextortion

In Sicilia nell’ultimo anno sono cresciuti i casi di un fenomeno sempre più diffuso tra i giovani

12 Gennaio 2024

Prima arrivano gli apprezzamenti in chat, poi la richiesta apparentemente innocua e alla fine il ricatto. È la pratica utilizzata dai ragazzini per adescare le adolescenti – nella maggior parte dei casi si tratta di vittime minorenni – facilmente manipolabili. Sextortion, si chiama così il fenomeno che negli ultimi mesi si sta vertiginosamente diffondendo e che è finito sotto l’occhio della seconda divisione della polizia postale, ossia la sezione dedicata al contrasto della pedopornografia online

Sono 137 i casi di estorsione sessuale che nel 2023 sono stati selezionati e trattati dalle forze dell’ordine, contro i 130 dell’anno precedente che riguardano solo la Sicilia occidentale. Dal report emerge anche un altro particolare: se nel passato il fenomeno riguardava soprattutto gli adulti, attualmente “coinvolge frequentemente gli adolescenti, in particolare, in modo preoccupante, ragazzi tra i 15 e i 17 anni”. 

Tutto avviene naturalmente, senza neanche accorgersi della gravità della situazione. E uno dei motivi principali è che a ricattare è quasi sempre la persona di cui le vittime si fidavano. L’ex fidanzatino magari, che dopo essere stato lasciato trova la sua vendetta ricattando la giovane: “Torna con me oppure condivido online le foto in cui sei nuda”, è la frase tipica.

Ed è qui che ci si rifugia in se stessi. Non è facile chiedere aiuto e in certi casi è impensabile parlarne con i propri genitori, raccontare l’accaduto e rivolgersi a chi di dovere. Un po’ per vergogna, un po’ per il terrore di trovarsi le proprie foto in intimo spiattellate sui social e di vedere la propria reputazione sgretolarsi tra i commenti ridicoli dei coetanei. 

Come difendersi: i consigli della polizia postale

Dopo i diversi casi registrati la polizia postale suggerisce: “Se si riceve una richiesta o una minaccia per foto o video intimi condivisi, non cancellare mai i messaggi ma conservali con gli screenshot e non chiudere il profilo social”. Tra i consigli c’è denunciare l’accaduto su www.commisariatodips.it

La situazione diventa ancora più allarmante quando il ricatto arriva da una sfera esterna rispetto a quella scolastica o strettamente legata alle amicizie, sfugge il controllo quando a ricattare non sono più i ragazzini ma gli adulti o, ancora peggio, delle vere e proprie associazioni criminali, dove le ingenti richieste di denaro e il ricatto di condividere i contenuti su piattaforme straniere rendono il lavoro per la polizia postale molto più complesso. 

Primo caso di stupro nel Metaverso

E se al peggio non c’è mai fine… bisogna anche iniziare a considerare i rischi di criminalità che giungono dal digitale. Si perché, il mondo virtuale è sempre più in crescita e comprenderne la gestione sta diventando complicato. Per la prima volta, infatti, la polizia britannica ha indagato su un caso di violenza sessuale avvenuto nel mondo del metaverso. Quella realtà virtuale che fino a qualche anno fa esisteva solo nella nostra immaginazione, e che ora è diventata realtà. O si fa per dire… 

La vittima è una giovane ragazza di 16 anni che ha assistito allo stupro del suo stesso avatar mentre indossava un visore per la realtà virtuale. Ha raccontato di essere stata per prima circondata da un gruppo di avatar maschili e poi violentata da questi. Ma uno stupro nel metaverso può essere associato a uno stupro avvenuto nella realtà?

Nessun contatto fisico. Nessuna lesione. Nessuna prova. Ma il trauma psicologico – secondo le autorità che hanno preso in carico il fatto – esiste ed è simile a quello che provano le vittime di violenza sessuale. E il motivo è che la caratteristica di questa realtà aumentata è proprio quella di essere incredibilmente e spaventosamente realistica.

Il problema sorge quando le forze dell’ordine non sanno come intervenire perché i contorni giuridici della questione non sono ancora stati definiti. Come difendere dunque la vittima? Come trattare l’indagine? Seppur aperta, non è semplice individuare i colpevoli dello stupro e questo rende ancora più complicato dichiarare il fatto come un vero e proprio reato. 

Le dinamiche non sono ancora del tutto chiare, ma la giovanissima vittima era collegata su una piattaforma, ancora oggi ignota, e a sua insaputa è stata circondata e aggredita. È questa, quindi, la nuova “realtà” a cui si deve andare incontro? Bisogna avere paura anche di ciò che effettivamente non possiamo più controllare e gestire?

Approfondisci