Catania, Sant'Agata tra festa e polemiche

Il giro esterno della patrona è durato circa 26 ore. Botta e risposta tra l’arcivescovo Renna e ne Ntuppatedde

5 Febbraio 2024

Il 5 febbraio è il giorno di Sant’Agata, il giorno in cui Catania ricorda la vergine morta dopo essere stata sottoposta al martirio dal pro-console Quinziano. Ed è questo il giorno in cui i festeggiamenti raggiungono il culmine. Dopo il rientro dal giro esterno, il busto della santa è stato sistemato sull’altare maggiore del duomo per la celebrazione del solenne pontificale.

Quello che viene definito il giro esterno della patrona di Catania in città è durato 26 ore con migliaia di fedeli, una processione molto lenta dopo la Messa dell’Aurora in Cattedrale. Le tappe? Il simulacro ha attraversato via Dusmet, piazza dei Martiri, via Umberto, piazza Stesicoro. A seguire la celebre salita dei Cappuccini, l’arrivo in via Plebiscito e poi i fuochi di piazza Palestro. In mattinata è poi arrivata in Cattedrale.

Sant’Agata, polemica sulle Ntuppatedde

Polemiche durante la festa. Tutto nasce dalle donne che, vestite di bianco, hanno sfilato dietro le candelore. Un’iniziativa che ha provocato il disappunto dell’arcivescovo Luigi Renna. Durante l’omelia della Messa dell’Aurora ha detto: “Mi è dispiaciuto vedere ancora una volta dietro le candelore quelle ragazze vestite di bianco. Già in passato un mio predecessore aveva vietato la loro partecipazione. Ci sono tradizioni da tramandare ed altre sanno di paganesimo e vanno sradicate. Sant’Agata è morta, non è andata a fare un ballo in discoteca. Per onorarla è meglio indossare il sacco e recitare la preghiera semplice del santo Rosario”.

Ntuppatedde
Ntuppatedde (foto fb di Marco Cajazzo)

E oggi è arrivata la replica di Elena Rosa, a nome delle Ntuppatedde: “La nostra apparizione, la mattina del 3 febbraio rivendica la presenza del femminile nella festa, siamo devote alla santa, alla donna e alla libertà. Sant’Agata è morta non di morte naturale, ma per mano di uomo. Non abbiamo mai mancato di rispetto alla religiosità della festa e la nostra non è una ‘esibizione individualistica’, ma è relazione, comunità e aggregazione”. E ancora: “La Festa di Sant’Agata perché si chiama festa e non funerale di Sant’Agata? Perché le candelore si annacano e dunque danzano circondate dalle bande con il repertorio dei più disparati brani popolari? Perché i fuochi d’artificio? Perché un proliferare di fumi, banchetti e bancarelle festose? Perché è festa e la festa è dei cittadini e delle cittadine. Non siamo affatto noi il problema e lo scandalo della festa di Sant’Agata. Queste affermazioni che ci vogliono sradicare ci sembrano provenienti da un oscuro e triste passato oltre che anacronistiche, e ciò non fa che sottolineare l’importanza e la necessità sociale della nostra presenza”.

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