Tradizioni pasquali Cosa vedere in Sicilia

In giro per l’Isola alla scoperta di rituali suggestivi, dal fascino antico, tra sacro e profano

27 Marzo 2024

Paese che vai, Pasqua che trovi: in Sicilia non c’è borgo, cittadina, grande o piccolo che sia, che non abbia una sua personale rappresentazione della passione e morte di Cristo. Da quelle più celebri, come i Misteri di Trapani, a quelli più sensazionali, come il “ballo dei diavoli” a Prizzi, fino ai rituali a metà tra sacro e pagano, come la “festa di li schitti” a Terrasini.

Celebrazioni diverse nelle loro espressioni, ma comunque accomunate dal medesimo terreno in cui affondano. Quello di una Sicilia dalla storia millenaria, crocevia di popoli e culture che, combinandosi nel tempo, hanno saputo dare vita a riti e cerimonie dal fascino unico e spettacolare.

I Misteri, la secolare tradizione di Trapani

Storia, fede, tradizione e folklore: questo è molto di più sono i Misteri di Trapani, vera e propria rappresentazione artistica della morte e passione di Cristo. Ancora oggi, dopo oltre 400 anni dalla loro nascita, i Misteri conservano il proprio fascino, attirando ogni anno centinaia di visitatori da ogni parte d’Italia, e non solo. Si tratta di venti gruppi scultorei, realizzati in legno, tela e colla tra il XVII il XVIII secolo dalle fiorenti botteghe artigiane trapanesi.

Il termine Misteri potrebbe derivare da “ministero”, l’ufficio religioso, mentre altri ritengono che sia legato alla parola “mestiere”, con riferimento alle corporazioni di arti e mestieri a cui si associa ogni gruppo sacro.

La Settimana Santa trapanese culmina il Venerdì Santo con la processione che si snoda lungo le vie principali del capoluogo per quasi ventiquattr’ore, senza alcuna interruzione. La processione di origini spagnole è scandita dalle marce funebri, con il rullo dei tamburi e dei tradizionali strumenti lignei, le ciaccole, in sottofondo. All’alba, i Misteri raggiungono le Baracche. Nel tradizionale quartiere di pescatori si preparano ad affrontare l’ultimo tratto del percorso che li porterà a rientrare nella Chiesa del Purgatorio.

Il sabato mattina si apre il momento più emozionante della processione: il ritorno dei Sacri Gruppi dentro la chiesa barocca del Purgatorio, che li custodisce tutto l’anno. Entrano uno alla volta, con l’accompagnamento della banda, mentre le ciaccole continuano a suonare fino al momento in cui la porta si richiude. A scandire l’ingresso in chiesa sono le caratteristiche “annacate”, classico dondolio del gruppo scultoreo portato a spalla che richiama quello della “naca”, la culla. Domenica è Pasqua e l’Unione Maestranze, tra i festeggiamenti, si prepara già alla processione dell’anno successivo.

Sul sito sono disponibili gli itinerari della Settimana Santa trapanese

I Confrati incappucciati nella Settimana Santa ennese

Le secolari tradizioni di origine spagnola della Settimana Santa di Enna si svolgono ogni anno e vedono un susseguirsi di processioni che culminano il Venerdì Santo con il corteo di circa 2.500 confrati incappucciati, che portano i fercoli di Gesù morto e della Madonna Addolorata, sulle note di diverse marce funebri. Coinvolte dieci confraternite, alcune delle quali risalenti al XII secolo.

La domenica di Pasqua nella piazza del Duomo di Enna avviene il suggestivo incontro fra i simulacri del Cristo risorto e della Madonna. È la celebrazione delle “Paci” che vede i confrati procedere a passo spedito portando i simulacri all’interno del duomo.

Negli ultimi anni è visitabile il Museo multimediale delle confraternite che consente un inedito viaggio sensoriale alla scoperta delle affascinanti e suggestive atmosfere della Settimana santa ennese.

Il programma completo della manifestazione è disponibile sul sito ufficiale.

Gli Archi di Pasqua di San Biagio Platani

Influenze spagnole si respirano anche nella Settimana Santa di San Biagio Platani, nell’Agrigentino, dove si assiste ad uno spettacolo di straordinario fascino: gli archi di Pasqua.

Per circa un mese, dal giorno di Pasqua fino alla prima domenica di maggio, si possono così ammirare lungo il corso principale del paese queste sculture naturali, realizzate con il pane e materiali come canne, salici, legumi, cereali, fiori e frutta. D’altra parte, il pane era considerato un ex voto, che veniva offerto agli amici e ai parenti dopo la festa.

Un trionfo di colori e profumi che richiama ogni anno visitatori e turisti da ogni dove.

Chiese, portali, fontane, cupole e volte: ogni struttura di pane è decorata con mosaici colorati, realizzati con legumi e cereali di varie forme e dimensioni. Tra i motivi più ricorrenti ci sono i volti di Gesù e della Madonna, ma anche simboli della natura e della cristianità, oltre alle caratteristiche “cuddure”, sculture di pane dalla forma di angeli, colombe, campane e altri oggetti sacri, il cui valore simbolico è carico di significato.

Vare, varicedde, Cristo nero: la Settimana Santa a Caltanissetta

Ricca di una serie di iniziative, tra liturgie, processioni, rappresentazioni, musica e teatro, la Settimana Santa di Caltanissetta è considerata una tra le più coinvolgenti dell’Isola.

Sette giorni di eventi che iniziano dalla domenica delle Palme e le rappresentazioni teatrali del lunedì e del martedì, per proseguire il mercoledì santo con la processione della Real Maestranza, sfilata di circa 400 persone lungo le vie del centro, con tutte le categorie artigianali della città.

A preannunciare il grande evento del giorno successivo è la sfilata delle Varicedde, la sera del Mercoledì Santo. Si tratta di piccoli gruppi statuari che raffigurano alcuni momenti della passione di Gesù che sfilando per le vie del centro storico, contribuiscono a rafforzare il clima dell’attesa.

Giovedì santo la celebrazione tocca il suo apice con la suggestiva processione delle sedici Vare o Misteri, grandi gruppi statuari riproduzione di celebri dipinti o di moneti della via Crucis, portati in corteo lungo le vie del centro storico.

Protagonista del Venerdì santo è il “Cristo Nero”, statua lignea raffigurante il Cristo crocifisso, portato a spalla dai Fogliamari (o Figliamari) che a piedi scalzi procedono in un commovente silenzio.

Le celebrazioni si concludono la Domenica di Pasqua con la messa e la chiusura degli eventi collaterali.

Il programma completo è disponibile sul sito ufficiale

Il “ballo dei diavoli”: la Pasqua di Prizzi

A Prizzi, nel Palermitano, a Pasqua si celebra una vera rappresentazione teatrale, che coinvolge l’intera cittadina, in uno scontro simbolico tra il Bene e il Male di particolare suggestione. Parliamo del “ballo dei diavoli”, un rito ancestrale che affonda le sue radici nell’antica Grecia e combina elementi sacri e profani, dando vita a celebrazioni uniche e di particolare effetto.

Tutto si svolge la domenica di Pasqua, quando per il paese gira la Morte. Vestita interamente di giallo, con la sua maschera dal ghigno stampato e armata di balestra, sceglie le sue vittime da condurre all’inferno. Solo pagando un’offerta, i prescelti potranno salvare le loro anime. Al fianco della Morte, i Diavoli, nei loro caratteristici abiti rossi, a loro volta importunano e imprigionano le persone.

Ed ecco che il rituale tocca il suo apice. Arrivano i simulacri della Madonna e del Cristo risorto, ma proprio il tradizionale “ballo dei Diavoli” ne impedisce l’incontro, per ben due volte. Al terzo tentativo, i Diavoli vengono colpiti e uccisi dagli Angeli, mentre le campane suonano a festa. La Madonna perde quindi il suo luttuoso manto nero, mostrando la veste celeste e riaffermando la vittoria del Bene sul Male.

Il programma della giornata è disponibile sulla pagina ufficiale del Ballo dei Diavoli

Lu Signuri di li fasci, suggestione e spiritualità a Pietraperzia

È noto come Lu Signuri di li Fasci e rappresenta il momento più significativo della Settimana Santa a Pietraperzia, nell’Ennese.

Tutto ha inizio nella Chiesa Madre di Santa Maria Maggiore, dove un’immensa trave di legno a forma di croce, alta quasi dieci metri, viene deposta in posizione orizzontale. Nel corso del pomeriggio del venerdì santo un componente della confraternita stende, sul corpo del Crocifisso, dei nastrini rossi, detti “misureddi”, che vengono così benedetti e poi legati dai fedeli all’avambraccio o alla caviglia. Altri due simulacri arricchiscono la lunga trave di legno: la sfera colorata di vetro e legno, simbolo del pianeta, nella sua diversità e complessità, e il crocifisso vero e proprio.

Al tramonto, l’enorme palo viene trasportato fuori dalla chiesa dove i fedeli annodano circa 200 fasce di lino, in molti casi tramandate di generazione in generazione. Quindi viene alzato il grande crocifisso e al tempo stesso le fasce si tendono: il momento è spettacolare e suggestivo, con il crocifisso che campeggia sopra un candido tendaggio.

Inizia così la processione del Venerdì Santo guidata per le vie del borgo dalla Confraternita di Maria Santissima del Soccorso. Tre colpi di martello indicano le soste della processione durante il percorso, che infine si conclude, in tarda serata, in Piazza del Carmine, dove avviene la suggestiva Calata della Santa Croce. 

A San Cataldo, tra la Scinnenza e i Sampauluna

Scinnenza e Sampauluna sono i due riti più caratteristici della Settimana Santa di San Cataldo, nel Nisseno. A metà tra rievocazione storica, rito religioso e rappresentazione teatrale, dal mercoledì alla domenica di Pasqua si susseguono una serie di eventi che coinvolgono figuranti, attori e gruppi statuari.

Si comincia il mercoledì santo con la messa in scena del processo a Gesù, quando sfila un corteo di centinaia di attori in costume, tra antichi romani e popolani ebrei, per poi proseguire il giovedì santo con la processione delle statue dell’Addolorata e di San Giovanni.

Venerdì santo c’è il momento più atteso e celebre, il rito della scinnenza. Antico oltre un secolo, vede mettere in scena la discesa di Gesù dalla croce e la sua deposizione nell’urna. La domenica di Pasqua si apre invece la sfilata dei Sampauluna, che vede l’incontro tra enormi statue di cartapesta raffiguranti gli apostoli e il Cristo risorto.

Il programma completo è disponibile sul sito della Settimana Santa Sancataldese 2024

Pashkët, la Pasqua dalle uova rosse di Piana degli Albanesi

La Settimana Santa e la Pasqua sono vissute a Piana degli Albanesi secondo la ricca simbologia cristiana orientale. Le manifestazioni religiose bizantine raggiungono infatti il loro culmine proprio nella celebrazione della Settimana Santa (Java e Madhe), evento religioso di fortissima spiritualità, il più grande avvenimento del calendario ortodosso. Abiti sontuosi, riti sacri complessi, insieme a manifestazioni di folklore rendono questo evento una grande fascino e attrazione.

Tradizione orientale del rito greco-bizantino e di tutte le famiglie arbëreshë di Piana degli Albanesi è la preparazione delle uova rosse, simbolo di vita, fertilità, resurrezione.

La domenica di Pasqua, dopo la sfilata delle donne nei fastosi costumi tradizionali, vengono distribuite le uova rosse ai tanti fedeli e turisti che affollano la cittadina. 

Scopri il programma della Settimana Santa Arbëreshe

Gspata – CC4.0

Le Maddelene a Militello Rosmarino

Siamo nel Messinese, nel piccolo centro di Militello Rosmarino. Qui le celebrazioni del Venerdì Santo iniziano qualche ora prima dell’alba. Alle 4:30 i fedeli portano in processione l’urna del Cristo, con un particolare “passo” che vede i portatori compiere due passi in avanti e uno indietro, segno di penitenza e di richiesta di perdono. Facendo tappa, in assoluto silenzio, nelle numerose chiese del paese, la processione si conclude alle prime luci del giorno.

Nel primo pomeriggio si apre la tradizionale processione. Accanto agli otto “Giudei”, portatori del pesante fercolo di Gesù, spiccano le Maddalene: quattro donne vestite di nero, con il volto interamente coperto dal velo. Tutte stringono al petto un piccolo crocifisso e in testa portano una corona di spine come segno di perdono e pietà. Mentre i portatori del fercolo osservano un rigido digiuno, interrotto solo da un biscotto e un bicchiere di vino poco prima dell’inizio della processione pomeridiana, le Maddalene sono donne di qualsiasi estrazione sociale che, per voto o devozione, nella processione del Venerdì Santo reggono la croce di Gesù Crocifisso.

La domenica di Pasqua per le vie del paese si celebra la processione di Gesù risorto e, di sera, si apre una grande festa con fuochi d’artificio e luminarie in piazza.

Pasqua a Terrasini: la “Festa di li Schietti”

Unica nel suo genere è la Pasqua di Terrasini con la tradizionale Festa di li Schietti. Tra sacro e profano, la celebrazione si svolge sabato e domenica di Pasqua e ha come protagonista un albero di arancio amaro, il melangolo, simbolo di rinascita e fecondità.

Il rituale inizia il Sabato Santo con il taglio dell’albero e il sacrificio del montone. L’evento richiama le feste primaverili pagane dedicate ad Adone e collega l’inizio dell’equinozio con le ricorrenze pasquali e il trionfo della vita. Si apre così il tradizionale banchetto a base di carne di castrato e sarde arrostite.

Il melangolo, addobbato con fazzoletti rossi, nastri colorati e ciancianeddi – campanellini usati per i finimenti dei cavalli – è portato in giro su un carro riccamente bardato. Al suo seguito, una folla di giovani che accompagna il comitato degli schietti.

Il momento più atteso è quello della domenica, quando gli “schietti”, nel costume tipico siciliano, si cimentano nell’alzata dell’albero, dimostrando la propria abilità e la forza fisica in modo da impressionare la ragazza dei propri sogni e arrivare a conquistarne il cuore.

Portato al Duomo, l’albero viene benedetto dopo la celebrazione della prima Messa. Poi viene portato in giro per il paese e chi lo desidera può provare ad alzarlo facendo un’offerta. Ma l’alzata dell’albero più importante è quella fatta sotto al balcone della fidanzata, la “zita”.

Scopri sul sito il programma completo dell’evento

Foto di copertina di Antonio Melita

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