Termovalorizzatori in Sicilia, come funzioneranno?

Via libera della giunta Schifani al nuovo piano regionale di gestione dei rifiuti. Ecco cosa prevede

22 Marzo 2024

I termovalorizzatori in Sicilia si faranno? Il nuovo piano regionale di gestione dei rifiuti ne prevede due nelle due maggiori città metropolitane, Palermo e Catania. Il via libera è arrivato dal governo Schifani nel corso della giunta del 21 marzo.

Il primo termovalorizzatore, secondo i programmi, sorgerà alle pendici dell’Etna, a Pantano d’Arci. “Un mese fa sono stato nominato commissario straordinario con decreto del presidente del Consiglio dei ministri e subito mi sono messo al lavoro su questo fronte – spiega il presidente della Regione Renato Schifani -. Il piano prevede anche la realizzazione di due termovalorizzatori che avranno un costo presuntivo di 800 milioni di euro: saranno impianti costruiti con risorse del Fondo per lo sviluppo e la coesione 2021/2027 e la gestione verrà affidata a operatori di mercato selezionati con procedura ad evidenza pubblica. Questo significa che l’investimento a carico degli utenti e il suo ammortamento è nullo. Nello stesso tempo, garantiranno risparmi nello smaltimento dei rifiuti a carico dei Comuni e una produzione di energia che comporterà ricavi: tutto ciò si tradurrà concretamente nella riduzione della Tari per i cittadini”.

Quello proposto dalla società “Si Energy” è un mega impianto da 550mila tonnellate di rifiuti l’anno, per un investimento da circa 350 milioni di euro e, quello di Catania da solo, coprirebbe il fabbisogno di circa 350 comuni dell’Isola. “Vogliamo cambiare approccio rispetto al tema: i rifiuti sono una risorsa che va valorizzata e trasformata in energia per realizzare così, e per la prima volta, una vera economia di scala. Senza perdere di vista, comunque, il raggiungimento del target fissato dalla direttiva 2018/851 dell’Unione europea che prevede al 2035 una percentuale di recupero e riciclaggio, legati all’incremento della raccolta differenziata, pari ad almeno il 65%. Un obiettivo che vogliamo raggiungere, nel più breve tempo possibile, attraverso campagne mirate di sensibilizzazione, miglioramento dell’impiantistica esistente, controllo del territorio e contestuali sanzioni”, ha sottolineato Schifani.

Si prevede che gli impianti potranno assorbire il 30% dell’energia prodotta per il loro funzionamento mentre il restante 70% verrà immesso sul mercato coprendo un fabbisogno di 600 mila tonnellate all’anno per una produzione di 50 Mw di energia elettrica.

E di termovalorizzatori ha parlato anche il leader della Lega Matteo Salvini, oggi in Sicilia. “Nelle regioni dove la Lega governa da più tempo ci sono – ha commentato in un’intervista al quotidiano La Sicilia – e lo smaltimento dei rifiuti è un vantaggio per la collettività”.

Cosa sono i termovalorizzatori?

I termovalorizzatori sono degli inceneritori, ma a differenza di questi, che bruciano semplicemente rifiuti residui, hanno dei sistemi di recupero del calore derivante dalla combustione. Come funzionano? I rifiuti vengono bruciati in un forno con una o più caldaie che operano a una temperatura superiore agli 850 gradi, cosa che porta alla totale ossidazione evitando la produzione di diossine.

Quanti termovalorizzatori ci sono in Italia?

In Italia sono 37 i termovalorizzatori e si trovano soprattutto al Nord (26 impianti). Nel 2020, hanno trattato complessivamente circa 2,8 milioni di tonnellate di rifiuti urbani che rappresentano il 74,5% di quelli inceneriti nel nord. Al Centro sono 5, al Sud attualmente sono 6. Complessivamente hanno trattato oltre 532 mila tonnellate e più di un milione di tonnellate di rifiuti urbani.

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