Siccità in quali province siciliane lo stato di crisi?

Il provvedimento approvato dalla giunta regionale fino al 31 dicembre. Ma Coldiretti rilancia l’allarme siccità

15 Marzo 2024

Crisi idrica senza precedenti? Il timore è che la siccità rischia di danneggiare ancora la Sicilia. E per questo la giunta regionale sta correndo ai ripari approvando lo stato di crisi e di emergenza nel settore idrico potabile fino al 31 dicembre in sei province. Ma non solo. Il segretario generale dell’Autorità di bacino del distretto idrografico della Sicilia, Leonardo Santoro, è stato nominato commissario delegato con l’incarico di individuare e attuare tutte le misure necessarie per superare la fase più critica. 

Stato di crisi in quali province?

Le province coinvolte nello stato di crisi e di emergenza sono quelle di Agrigento, Caltanissetta, Enna, Messina, Palermo e Trapani. L’allarme arriva dalla forte riduzione della disponibilità di acqua negli invasi siciliani. Il 2023, infatti, è stato il quarto anno consecutivo con precipitazioni al di sotto della media storica di lungo periodo e anche i primi mesi di quest’anno, caratterizzati da temperature più alte e scarsità di piogge, hanno confermato finora questa tendenza. Non a caso, lo scorso febbraio il governo regionale aveva dichiarato lo stato di crisi idrica sia per il settore irriguo sia per la zootecnia. 

Siccità in Sicilia, l’allarme di Coldiretti

Anche dopo i provvedimenti istituzionali, Coldiretti torna a lanciare l’allarme: “Agli inizi degli anni 2000 il generale dell’arma dei carabinieri Roberto Jucci fu nominato commissario straordinario per l’emergenza idrica, ruolo che ricoprì non senza polemiche per la burocrazia e strutture varie che ruotavano intorno all’acqua. Sono passati 24 anni e ancora si procede alla nomina di commissari per affrontare un’emergenza che, in un quarto di secolo, non è stata risolta e che oggi con la nomina di un altro per il settore idrico potabile, mette la firma ad una guerra tra campagna e città”.

E ancora: “Non si può continuare a moltiplicare commissariamenti che, come si sa, sono solo delle toppe che non portano a miglioramenti strutturali come dimostrano i Consorzi di bonifica dove gli anni di commissariamento sono oltre 30 senza alcun miglioramento nei servizi agli agricoltori. Ci auguriamo che la gestione delle risorse idriche non penalizzi ancora le produzioni e che si vada davvero ad una gestione che garantisca il non spreco”.

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