In queste ore una delle notizie più commentate è il caso giudiziario (diventato anche politico) ribattezzato Iuventa, dal nome della nave della Jugend Rettet. Dopo 7 anni, si è chiuso con il proscioglimento perché il fatto non sussiste il procedimento contro 10 operatori della stessa ong tedesca, ma anche di Save The Children e Medici Senza Frontiere imputati di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
Oltre al lungo corso delle indagini, che comprende anche due anni di oltre 40 udienze preliminari che confermano questo caso come il più lungo, costoso e vasto contro le Ong, a colpire è anche il costo dell’inchiesta, ovvero di 3 milioni di euro di soldi pubblici. Tra le spese vanno considerate anche quelle a carico del custode giudiziario, la Guardia Costiera, che dovrà riparare i danni dell’imbarcazione: nel 2016, infatti, i pm avevano disposto anche il sequestro della Iuventa, che pian piano si è deteriorata ed è ora inutilizzabile.
Tanto tempo e tanti costi, dunque. Il risultato è il non luogo a procedere per tutti gli imputati, esattamente quanto era stato chiesto dalla stessa Procura di Trapani.
Iuventa, qual era l’accusa?
L’accusa mossa dai pm di Trapani nei confronti dei componenti degli equipaggi delle tre ong era di aver stretto accordi con i trafficanti libici, ipotizzando di non aver prestato soccorso ai profughi ma di averli trasbordati dalle navi degli scafisti permettendo a queste di tornare indietro senza problemi.
Ma contro questa accusa i difensori delle organizzazioni umanitarie hanno più volte chiesto l’archiviazione, definendo l’inchiesta insussistente. Una tesi alla quale sono giunti alla fine anche gli stessi pm che hanno chiesto il non luogo a procedere perché il fatto non costituisce reato. Il gup, nella sentenza, ha anche aggiunto che gli imputati non hanno avuto la consapevolezza di infrangere la legge, dunque non c’è stato reato.
Iuventa, come è nata l’inchiesta?
Le rivelazioni fatte dalla security privata della nave noleggiata da Save the Children, su presunte irregolarità commesse nel corso delle attività di soccorso, furono la scintilla che fece partire l’inchiesta. Secondo gli inquirenti erano almeno tre i casi di contatti tra membri degli equipaggi e trafficanti. Ma non solo, erano accusati di essere intervenuti quando non c’erano reali casi di pericolo per i migranti. Tuttavia, durante il procedimento, alcuni testimoni si sono rivelati inattendibili ed è stato questo il primo segnale che la tesi sostenuta dagli inquirenti non aveva solide fondamenta.
