Caso Micciché indagine anche su altri politici

L’ex presidente Ars e il suo autista indagati per la vicenda auto blu. Dalle carte però si evince che l’inchiesta è più ampia

22 Maggio 2024

C’è un terremoto in arrivo nella politica in Sicilia? Di che grado della scala Mercalli? E quali politici saranno coinvolti? Interrogativi inquietanti, ma legittimi. Perché emergono leggendo due righe scritte in una ordinanza di 87 pagine da un giudice, Rosario Di Gioia.

Le carte sono quelle dell’inchiesta sull’auto blu di Gianfranco Miccichè, indagato, assieme al suo autista Maurizio Messina (dipendente dell’Assemblea siciliana), per peculato, truffa e false attestazioni. C’è una inchiesta madre, da cui poi si è sviluppato il filone Miccichè, che era intercettato come altri. E riguarderebbe, scrive il gip, “più esponenti politici regionali”. Non si sa chi siano. Certamente su di loro la guardia di finanza ha svolto indagini e osservazioni per verificare se siano stati commessi delitti contro la pubblica amministrazione, reati pesanti come la corruzione, il peculato, l’indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato, la concussione.

Il contesto sarebbe quello delle elezioni regionali del 2022, gli investigatori avrebbero tenuto sotto monitoraggio diversi politici, quindi non solo Miccichè. Se l’indagine madre sia stata chiusa o no, e a pagare il conto sia stato solo il deputato per la questione dell’auto blu, non è possibile saperlo in questa fase. Nei Palazzi però una certa preoccupazione si percepisce. Perché al di là della contestazione di specifici reati crea una certa tensione l’idea di finire in carte giudiziarie, dove può confluire chiunque in una specie di pesca a strascico.

È il caso dell’inchiesta su Miccichè e l’autista. Nell’ordinanza vengono citati collaboratori molto vicini, da tanti anni, all’ex presidente dell’Ars: persone che non sono indagate ma sono state intercettate e loro conversazioni finite in qualche ricostruzione giornalistica su giornali e Tg nazionali. O peggio ancora compaiono nelle carte i nomi e i cognomi di due donne, con tanto di indirizzi di casa, la cui colpa è quella di avere risposto al telefono ai due indagati. Nessuna delle due ha commesso un reato, eppure sono lì: negli atti giudiziari. E adesso ognuno può farsi la propria idea sulla vita di queste due donne, senza colpa e senza lode.

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