Prevenire gli incendi sull'Etna? Ci pensano i migranti

Al via gli interventi per difendere i boschi dai roghi sull’Etna. Realizzati viali tagliafuoco con l’aiuto di tre minori stranieri

14 Maggio 2024

A realizzare i viali tagliafuoco sull’Etna ci pensano i minori stranieri. Succede a monte di Trecastagni, nel bosco che circonda la casa della Capinera, rifugio e punto base da cui partono i sentieri per inerpicarsi sul vulcano. Un luogo che l’anno scorso è stato affidato al Consorzio di cooperative sociali Il Nodo, all’impresa sociale Sustanza e all’associazione di promozione sociale Chiaria.
Il progetto è ampio: dal 12 maggio è aperto un punto ristoro, c’è già una biblioteca nel bosco, si organizzeranno escursioni e sperimentazioni sulla sicurezza in ambiente naturale. Ma la prima attività è stata la bonifica del perimetro del punto base. Tre minori stranieri e un maggiorenne inseriti nel circuito Sai hanno liberato spazio strappandolo ai rovi, creando i viali tagliafuoco, determinanti per evitare che un incendio si propaghi in maniera incontrollata.
A guidarli e formarli è stato Salvatore Vinciguerra, dottore forestale. “Questo è un progetto all’avanguardia – spiega – perché spegnere un incendio è già un fallimento, bisogna prevenirlo. Qui si fa questo e non solo, perché l’obiettivo è valorizzare il bosco anche a livello didattico”.
Entusiasti i ragazzi coinvolti e con le idee chiare. C’è Bader che vuole finire la scuola, lavorare e restare in Italia per provare a riunire la famiglia che ha lasciato in Tunisia; mentre Konè vuole lavorare sodo per poi tornare a “fare business” nella sua Costa D’Avorio.
“È un processo di welfare generativo – sottolinea Gabriele Spina, del consorzio Il Nodo –  i ragazzi imparano qualcosa, acquisiscono competenze, ma restituiscono al territorio qualcosa di quello che hanno ricevuto, tramite il loro lavoro. In questo caso contribuiscono a salvare il prezioso patrimonio boschivo”. 

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