Edy Tamajo e Marco Falcone come Valentino Rossi e Jorge Lorenzo ai tempi della Yamaha in motoGp: stessa scuderia ma rivalità estrema, al limite della sopportazione. Più che lottare per la squadra i due assessori candidati alle europee dell’8 e 9 giugno con la maglia di Forza Italia stanno facendo una corsa sfrenata con un obiettivo: primeggiare l’uno sull’altro, salire sul podio di Fi e prendersi la leadership del partito in Sicilia.
Il traguardo di Bruxelles è più simbolico che di sostanza, scontato che Tamajo anche se eletto non lascerà la giunta di Renato Schifani mentre Falcone se dovesse avere la meglio sul rivale staccherebbe il biglietto per il Parlamento europeo con i gradi di leader azzurro nell’Isola. Una sfida nella sfida all’ultimo sangue.
Entrambi stanno girando in lungo e in largo la Sicilia con la consapevolezza di giocarsi una partita fondamentale. Entrambi stanno stringendo alleanze dentro il partito per conquistare più consensi possibili nelle province dove sono meno forti ma soprattutto stanno tentando di pescare tra i moderati senza casa e nel mare magnum dell’astensionismo.
Una sfida sotterranea, ma non troppo: nelle riunioni nessuno dei due usa parole tenere nei confronti dell’altro, incitando il proprio elettorato a dare il massimo, a dare sfogo alle agende telefoniche e bussando porta a porta.
Se Tamajo può vantare l’appellativo di mister 30 mila voti, Falcone fa leva sulla sua più antica militanza in Forza Italia: il primo ha dalla sua parte Renato Schifani, il secondo Maurizio Gasparri. Tamajo spera nei voi di Totò Cuffaro e della Dc ma anche Falcone sta tessendo la sua tela tra i democristiani orfani di simbolo e candidati in questa tornata europea.
Nessuno pensa in questo momento che uno dei due possa fare la fine di Valentino Rossi, il campione stufo di Lorenzo se ne andò dalla Yamaha per scommettere sulla Ducati. Ma fu un fallimento, tornò nella casa giapponese due anni dopo.