Palermo nasce dal mare. Il suo nome, Panormos, significa “tutto porto”. Eppure oggi, per fare un bagno, tocca fuggire altrove. Il mare cittadino è spesso sporco, inaccessibile, dimenticato. Ma non è sempre stato così.
Fino agli inizi del Novecento, il mare sfiorava il cuore della città, arrivando a Porta Felice. Il Foro Italico era il salotto elegante dei palermitani. Poi arrivò la guerra. Nel 1943, con Palermo devastata dai bombardamenti, il governo alleato e il Comune decisero di colmare la costa con le macerie. In poco tempo, la linea del mare scomparve sotto detriti e cemento.
Fu l’inizio di un lungo tradimento. Le macerie diventarono un business, i trasportatori si trasformarono in speculatori, e il “Sacco di Palermo” degli anni ’60 e ’70 fece il resto: via le ville, dentro i palazzi. Anche il mare divenne discarica.
Solo negli anni 2000 arrivò la svolta: il Foro Italico fu bonificato e trasformato in un grande giardino sul mare. Oggi è tornato a vivere, come anche Sant’Erasmo, tra passeggiate, locali e spazi pubblici. Ma la riconciliazione con il mare è ancora incompleta.
Palermo ha dimenticato il suo mare per troppo tempo. Ma può ancora riconquistarlo.